Quando sono arrivata in ospedale, dopo
l'esame della pratica al banco delle accettazioni, mi hanno mostrato
la mia camera e spiegato tutti i dettagli pratici (eppure gli ho detto che
non mi interessa guardare la TV ma quelli insistono!).
E' un ospedale
pubblico, ho scelto una stanza standard, vale a dire con 2 posti
letti, ma l'ho trovata super moderna e con doccia.
Sono incredibilmente efficienti, le
visite si succedono con cadenza militare : prima un medico
incaricato di aggiornare le informazioni raccolte durante la visita
preoperatoria, quindi un infermiere stagista (ma sarà maggiorenne?)
per la prima di una lunga serie di misurazioni della temperatura
(normale) e della pressione (15, segno di stress!).
Poi il chirurgo in persona, che mi dice
che sono la prima della lista per il giorno dopo e coglie l'occasione
per chiedermi, en passant, se preferisco questo o quel metodo per la
correzione del mio alluce. Non mi sentendo qualificata per scegliere,
l'ho trovato sorprendente e un po' inquietante, ma ora penso che
poter avere una conversazione diretta ed argomentata con un medico
sia un privilegio.
Last but not least, l'anestesista
fornisce tutti i dettagli su ciò che accadrà: dove, quando e
perché. A quanto pare, si tratta di una procedura standard per tutto
il personale medico, paramedico ed infermieristico quella di spiegare
sempre in dettaglio (e spesso in altre lingue ai tanti pazienti
internazionali), ciò che fa e le conseguenze di quelle azioni.
Atteggiamento molto motivante perché il paziente si sente coinvolto
nel processo di guarigione ed è pienamente consapevole del fatto che
la propria parte di 'lavoro' è fondamentale.
Nonostante tutte quelle occupazioni, il
tempo non passa mai, il pomeriggio e la sera sono lunghissimi e, dopo
una doccia con un disinfettante puzzolente, decido di andare a letto
presto (no, non guardero' la tv!). Per fortuna, non avevo nessuna
vicina di stanza e, una volta chiusa la porta, sono riuscita a quasi
isolarmi dai mille rumori ambienti per trascorrere una nottata
decente.