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08/01/2013

D-day Sul piede di guerra


Mi sveglio presto e faccio la seconda doccia con il disinfettante. Niente colazione per me, mi vengono a prendere nel mio letto per portarmi al blocco operatorio. Ricordo il freddo e i corridoi spogli. Tanti medici con le mascherine si affrettano e si interpellano. Mi fanno aspettare davanti alla sala assegnatami e comincia la ronda degli anestesisti, tutti molto giovani, che vengono a trovarmi ogni pochi minuti per spiegare e rassicurare.

Una volta entrata, mi trasferiscono dal mio letto ad una lettiga stretta. Loro non sembrano far caso alla temperatura rigida ma mi portano subito una coperta riscaldata.
Un giovanissimo assistente è molto orgoglioso di essere riuscito ad attaccarmi la flebo 'al primo colpo'. Lo complimento a dovere.
Mi attaccano un catetere sopra il ginocchio. E' un tubicino sottile quasi quanto un capello che servirà per l'erogazione dell'antidolorifico. E' tutto completamente indolore.
Mi vengono fissate 3 elettrodi sul petto e la maschera dell'ossigeno e sento finalmente il farmaco anestetico che si diffonde dalla mano. 

Ragazzi, buon lavoro a tutti, io faccio un riposino.

Mi sveglio in sala risveglio, ho ancora la maschera dell'ossigeno ma la tolgono appena comincio a dare segno di risveglio. Sono felice di constatare che il tubo infilato in trachea mentre dormivo è già stato tolto e non sento nessun fastidio in gola. Ho freddo e aggiungono 2 altre coperte riscaldate. Ho sete ma non posso bere. Invece mi danno una specie di lecca lecca, ovvero un bastoncino con un tampone di cotone imbevuto di una soluzione dissetante al gusto di limone. Mi chiedono se sento dolore. Non sento nessun dolore ma ho conservato una certa sensibilità delle dita del piede, per cui chiamano un'anestesista che si mette ad aggiustare il dosaggio dell'antidolorifico. Dopo 2 ore mi riportano in camera. Mi sento subito benone, continuo a non provare nessun dolore e non mi sento troppo stordita dall'anestesia.

Piccola delusione : ho una fame da lupo (la 'cena' di ieri sera, portata alle 17.45, era commestibile -anche se non molto dietetica, visibilmente non hanno mai sentito parlare delle 5 porzioni di frutta e verdura al giorno- ma poco abbondante) e questi mi negano il pranzo! Faccio qualche tentativo di negoziazione ma non si fanno impietosire. Dormicchio un po'. Il pomeriggio passa velocemente sia perché i miei mi fanno visita sia perché è finalmente arrivata una compagna di stanza.

Finalmente arriva la cena : mi ripago dell'attesa.
Con questa buona notizia arrivano anche le cattive : un sacco di medicine da prendere. L'antinfiammatorio che passa attraverso la flebo mi provoca un dolore intenso alla mano e mi fanno una puntura di anticoagulanti nella pancia contro i rischi di flebite.
Mi ripetono fino alla nausea di usare la pompa anestetica in caso di necessità. Visibilmente l'anestesista che l'ha regolata in sala risveglio era molto bravo perché non l'ho mai usata.
Ogni 4 ore mi portano 1g di paracetamolo, di cui faccio collezione perché ancora non sento nessun dolore al piede.

E' tutta una successione di cure.
Ennesima visita dell'anestesista
  • Fa male ?
  • No.
  • Sicura ? Non esitare a chiamare.
  • OK ma davvero sto bene.
Ennesimo controllo della temperatura e della pressione (tornata a valori normali).
E zac, altre 2 compresse di paracetamolo, che raggiungono le altre sul comodino.

Compiango la mia vicina di letto che, poverina, tenta di riposare prima del proprio intervento ed è costantemente svegliata dalla luce e dalle trombe dei medici ed infermieri che piombano in camera a tutte le ore e, chissà perché, non si degnano MAI di chiudersi la porta alle spalle.

Niente da dire, negli ospedali belgi si viene curato benissimo, ma non andateci per dormire !